Pandemia SARS-COV2: novembre 2021

Non preoccupatevi se fate errori, preoccupatevi se vi sembra di non farne mai”

Sovente consideriamo corretti i fatti così come li percepiamo.
È un atteggiamento svantaggioso perché non ci sprona a pensare ad altre eventuali diverse interpretazioni e quindi a diversi comportamenti.
È corretto aver sempre presente che quello che è prossimo ai sensi, non lo è necessariamente alla logica.

Ho scritto il 21 marzo 2021 su terapieintegrate.it (Pandemia SARS-CoV2: varianti e vaccini):
Confidare troppo o solo sui vaccini è imprudente . . . com’è nell’ordine naturale delle cose i virus a trasmissione aerea prevalente o esclusiva rallentano nel periodo caldo (tarda primavera-estate). Adottare in questo periodo misure di contenimento individuali e collettive uniformi, rigorose e non trattabili possono fermare la pandemia”. Invece ci si è affidati ai vaccini, considerando corretto ciò che è “ prossimo ai sensi e non alla logica”.
Così il virus ha ripreso vigore. In Italia l’aver mantenuto discreti livelli di protezione sta aiutando. Avendo, tuttavia, il nostro paese un clima più mite è prudente attendere gennaio prima di avere certezze.

Dopo aver accantonato i vaccini a vettore virale a causa dei troppi eventi avversi si stanno impiegando i soli vaccini ad mRNA, non i migliori possibili perché la protezione immunitaria che danno è breve e calante.
Se è, infatti, vero che la loro efficacia è inizialmente al 90%, è altrettanto vero che col trascorrere del tempo essa si abbassa progressivamente per giungere al 40% o meno già al 5°- 6° mese dalla vaccinazione. Da qui la necessità di vaccinazioni aggiuntive.

Si pensa di vaccinare i bambini fra i 5 e gli 11 anni di età. Farlo per ridurre la circolazione del virus non serve. È noto che i vaccinati possono contagiarsi e contagiare. Alcuni ritengono che chi è vaccinato si contagi di meno e  quindi di meno contagia. Risulta, tuttavia, che il numero di vaccinati positivi al test specifico è in forte aumento. La gran parte di questi, inoltre, esegue il cosiddetto tampone perché ha sintomi solitamente simili all’influenza. La positività al test nei soggetti vaccinati ci dice della presenza di una carica virale adeguata per realizzarla. È un fatto difficile da confutare.

Vaccinare tra i 5 e gli 11 anni per proteggere questa fascia di età dalla malattia richiede responsabile valutazione del rapporto rischio-beneficio. Com’è noto la possibilità che il bambino si ammali dopo il contagio è sempre stata molto bassa. Ora sembra risultare in aumento. È probabile che soprattutto genitori e familiari vaccinati, avendo comportamenti meno accorti in quanto certi di non trasmettere il virus, in realtà lo fanno incrementando quindi le possibilità che i bambini si ammalino. Meno probabile l’ipotesi che i bambini risultino meno resistenti alla variante virale prevalente in circolazione.

Dopo la vaccinazione si possono avere complicanze e decessi.
La quasi totalità dei decessi post-vaccino non viene correlata direttamente ad esso, ma alla presenza di malattie croniche. Se così fosse basterebbe che chi decide di vaccinare esoneri dalla vaccinazione i soggetti che presentano un rischio più probabile di andare incontro a complicanze gravi o morte per le loro condizioni di salute.

Per quanto sopra colpevolizzare e penalizzare i soli non vaccinati per la circolazione del virus non ha molto senso, lacera il tessuto sociale e ferisce la democrazia. Sarebbe invece opportuno evitare gestione e comunicazione dissonanti che inevitabilmente generano diffidenza, incertezza, paura, sfiducia, contrapposizioni inutili.
Nel proprio interesse e nell’interesse della comunità l’intraprendenza personale, l’auto-efficacia rimangono indispensabili. Già sappiamo:

  • lavaggio e disinfezione delle mani sono fondamentali. È necessario lavarsi le mani spesso con acqua e sapone per almeno 20 secondi, non sono necessari saponi medicati e aggressivi perché l’eliminazione del virus avviene per azione meccanica. Se non disponibili acqua e sapone possono essere impiegati disinfettanti su base alcolica;
  • evitare di toccare occhi, naso, bocca con le mani non lavate;
  • usare le mascherine all’aperto. In particolare considerare che nei giorni di maggiore inquinamento o in caso di nebbia il rischio di contagiarsi è più alto per una maggiore sopravvivenza del virus nell’aria;
  • anche in famiglia avere comportamenti accorti. È possibile, per esempio, che siano proprio i famigliari a contagiare i bambini per quella falsa sicurezza che l’essere vaccinati trasmette;
  • con discrezionalità mantenere spazi liberi tra noi e gli altri ricordando che in ordine decrescente lo starnuto è più contagioso del colpo di tosse e del normale respiro.

Le festività di fine anno sono prossime. Gli assembramenti anche domestici sono una consuetudine che molti non desiderano neanche solo limitare. Ricordiamo la nascita di un “dio povero”, intorno a lui gli umili e i saggi. Per una volta si può anche noi essere più umili e saggi, preservando la nostra e l’altrui salute.

15 novembre 2021