alcolismo

Definiamo alcolismo un disturbo del comportamento che consiste in un consumo eccessivo cronico (continuo) o acuto (discontinuo) di sostanze alcoliche.
Difficilmente contestabile la possibilità che, almeno in parte, gli effetti tonici, euforizzanti, dionisiaci e ansiolitici dell’alcol siano, oggi più che in passato, specie fra i giovani, similmente al canto delle omeriche sirene, richiamo fascinoso e ingannevole.
La cronicità presuppone la presenza di dipendenza. Dipendenza significa perdita di libertà nei confronti dell’alcol e, quindi, impossibilità di astenersi dal suo consumo. Quest’ultima prevede un certo grado di tolleranza e assuefazione.

I danni prodotti dall’alcol sono molteplici: steatosi epatica, epatite, cirrosi, pancreatite, gastrite, disturbi intestinali, cardiopatia, miopatia. L’abitudine alcolica comporta modificazioni del carattere (irritabilità, collera, tristezza), alterazioni delle funzioni intellettive (difetto di attenzione, ridotto rendimento lavorativo, deficit mnesico) e disturbi dell’affettività (deflessione della moralità e del senso di responsabilità, sentimentalità piagnucolosa, gelosia immotivata).

Le complicanze a carico del sistema nervoso sono l’encefalopatia di Wernicke (deterioramento della coscienza, atassia, deficit dei nervi oculomotori), la sindrome di Korsakoff (importante compromissione della memoria e confabulazioni), la sindrome di Marchiafava-Bignami (disturbi psichici e della deambulazione, alterazioni dello stato di coscienza), la degenerazione cerebellare (atassia, polineuropatia) e la neuropatia periferica.
Nel bevitore cronico l’astinenza da alcol, protratta per 12-48 ore, può determinare manifestazioni neuropsichiatriche quali tremore, allucinazioni visive e uditive, convulsione, delirium tremens.

terapie_integrate_alcolismoL’alcolismo acuto o ubriachezza, sballo alcolico per i giovani, induce solitamente comportamenti submaniacali, malessere, ore di sonno assai profondo e infine ritorno allo stato di normalità. In alcuni soggetti l’ubriachezza può diversificarsi per il manifestarsi di allucinazioni, deliri, comportamenti violenti o malinconia. E’ intuitivo che esiste, concreta, la possibilità che l’alcolismo acuto evolva verso la cronicità.
Attualmente l’alcolismo è un problema di preoccupante concretezza sia dal punto di vista medico che sociale. Per affrontarlo in termini di prevenzione e, soprattutto di terapia, è indispensabile conoscere, comprendere, valutare. Se si interpreta, infatti, la scelta deviata del paziente al di fuori del suo contesto ambientale sono possibili interventi meno efficaci e, soprattutto, meno duraturi. Deriva da questa ultima considerazione che l’appoggio psicologico sia come tecnica di gruppo che individuale è irrinunciabile.

Spetta, poi, al medico definire, caso per caso, la terapia farmacologica più opportuna. I farmaci omotossicologici possono essere impiegati in modo diverso a seconda del livello di gravità, essere cioè terapia di supporto o esclusiva. La nutrizione attiva è cardine terapeutico per la indispensabile correzione della situazione pluricarenziale che l’etilismo comporta.
Sulla base dei rilievi clinici ed epidemiologici non sembra possibile stabilire una dose “sicura” di consumo alcolico. Il rischio di malattia alcol-dipendente esiste anche per dosi comunemente considerate innocue e aumenta in progressione con l’incremento di alcol assunto.
Sono considerate a basso rischio 2-3 unità alcoliche al giorno per l’uomo adulto e 1-2 per la donna.
Definiamo unità alcolica o drink una quota di etanolo puro pari a 12-13 gr. Un drink corrisponde a un bicchiere di vino (125 ml), una lattina di birra (330 ml) o un bicchierino di liquore (30-40 ml).

CONDISDERAZIONI DI CHIUSURA

L’uomo ha da sempre profuso vigoroso impegno per dare all’alcol profumi e sapori gradevoli. Esso è presente nei riti religiosi e nella quotidianità ed è ancora presenza obbligata negli eventi positivi comunitari e familiari. Questo trasmette, fin dall’infanzia, un’immagine dell’alcol benevola o, comunque, non particolarmente pericolosa. Cosa tutt’altro che vera!
Avendo le Istituzioni un atteggiamento ancora troppo indulgente, soprattutto la famiglia e la scuola dovrebbero educare, cioè condurre (e-ducere), affinchè non si imbocchi la strada, a volte senza ritorno, dell’alcolismo.

7 settembre 2013