Artrosi e osteoartrosi

E’ abitudine impiegare i due termini indifferentemente, più correttamente l’osteoartrosi (OA) costituisce la forma clinicamente e obiettivamente più severa della patologia.

L’attrito in un’articolazione sana in movimento è assai modesto grazie alle cartilagini la cui integrità è preservata dal corretto utilizzo dell’articolazione stessa.
Si ritiene che all’inizio del processo artrosico si abbia un danno della cartilagine e una reazione infiammatoria, la quale può favorire la sua distruzione. Come conseguenza si possono avere sclerosi ossea, cisti ossee, osteofiti, tendiniti, tendinopatie, aumento/modificazione del liquido sinoviale e, a livello di colonna vertebrale, ispessimento dei legamenti gialli (barre trasversali) e riduzione del canale vertebrale (stenosi).
Definiamo artrosi o OA una malattia a carattere cronico delle articolazioni dovuta a un danno di cartilagine che può comportare alterazioni dell’osso e delle altre strutture articolari.

Distinguiamo:
Artrosi primaria: più comune, sono fattori di rischio obesità, microtraumi ripetuti (lavoro-sport), sollecitazioni incongrue, calzature inadeguate, predisposizione genetica, invecchiamento.
Artrosi secondaria: dovute a modificazioni che alterano in vario modo il “microambiente cartilagineo” quali traumi, problemi articolari congeniti, infezioni, osteoporosi, artriti, malattie endocrine, malattie metaboliche, tumori, problemi vascolari, farmaci.

Già all’età di 65 anni l’artrosi è praticamente universale, ma solo la metà delle persone ha disturbi.
Il dolore è solitamente il primo dei sintomi a presentarsi, si attenua con il riposo, ma alla fine è costante.
La rigidità è presente al risveglio, non dura di regola più di 30 minuti e si riduce con il movimento.
Con il progredire della malattia si hanno sensazione di scroscio o crepitii, limitazione nei movimenti, articolazioni ingrossate, riduzione di forza e massa muscolare, contratture muscolari, blocchi meccanici (cosiddetti “scatti”).

Le sedi più spesso colpite sono:

  • mani e piedi;
  • tratto cervicale e tratto lombare della colonna vertebrale;
  • anca;
  • ginocchio.

In caso di artrosi di mani e piedi si apprezzano “deformità e nodi”, si hanno “scatti” e il dolore è assai limitante.
In caso di artrosi del tratto cervicale e lombare della colonna vertebrale i sintomi possono essere quelli che caratterizzano l’ernia del disco, ma più spesso il dolore ha una distribuzione “più settoriale” ed è “meno intenso”.
In caso di artrosi dell’anca l’ampiezza del movimento è ridotta, il dolore è inguinale, ma può essere avvertito anche verso il ginocchio e al gluteo.
In caso di artrosi del ginocchio è la cartilagine interna (mediale) a essere più frequentemente colpita. L’articolazione è meno stabile, il dolere è locale, solitamente più vivace sul lato interno.

DIAGNOSI
L’artrosi ha insorgenza graduale, può spontaneamente arrestarsi, ma più spesso progredisce. Sedi diverse da quelle descritte suggeriscono un’artrosi secondaria.
Accertamenti: Rx standard, ecografia, RM, esami di laboratorio, esame del liquido sinoviale.

TERAPIA
Suo scopo è ridurre il dolore e conservare una adeguata mobilità dell’articolazione.

  • Trattare la patologia causale nella artrosi secondaria;
  • Gli esercizi sono da iniziare al più presto, prima di segni evidenti di disabilità. Saranno di mobilizzazione, posturali, di rinforzo. Stretching ogni giorno;
  • Pause di riposo anche di minuti sono utili nel corso della giornata;
  • Evitare sedie e poltrone profonde e morbide, cuscini sotto le ginocchia o comunque rialzi quando si sta seduti. Il sedile dell’automobile sarà comodo e spostato in avanti;
  • Sono prescritti analgesici/antinfiammatori. I corticosteroidi per via infiltrativa articolare solitamente giovano, ma non bisogna assolutamente eccedere per possibili “danni da farmaco”;
  • Gli ialuronati (farmaci simili all’acido ialuronico) iniettati nell’articolazione migliorano il dolore e la mobilità;
  • Non tutti concordano, ma sembra che glucosamina e condroitinsolfato riducano il dolore e migliorino il movimento, preferibile un’assunzione prolungata e a dosi contenute;
  • Sono diversi i rimedi omotossicologici utili, in particolare sarà costante l’impiego di Zeel-T (compresse, fiale, crema);
  • La mesoterapia ( terapia infiltrativa con aghi corti ) è sempre utile. Un suo maggiore impiego è auspicabile. Vengono impiegati sia farmaci tradizionali che omotossicologici. Allo scopo di favorire la riparazione della cartilagine e migliorare nel complesso il suo microambiente vengono usati con risultati soddisfacenti i collagen Medical Devices  iniettabili impiegando aghi da mesoterapia o più lunghi;
  • Agopuntura, TENS e altri trattamenti non farmacologici vengono utilizzati con risultati alterni.

Se tutte le soluzioni non chirurgiche falliscono o non danno risultati accettabili bisogna prendere in considerazione i trattamenti chirurgici.

19 giugno 2020