COMPLOTTISMO: REALTÀ E INGANNO

Ciò che ci fa dire “io”, quando indichiamo noi stessi, è la consapevolezza della nostra individualità, distinta da quella degli altri. Percepiamo, quindi, la realtà come individui. Sono molti i fattori personali e ambientali che intervengono nel nostro modo di percepire la realtà.

Alcuni possono realizzare l’immaginario come realtà, tra questi i cosiddetti complottisti.
Costoro sono persone che interpretano la realtà percepita o aspetti di essa come manifestazioni di poteri, più o meno occulti, che mirano al dominio, all’affermazione del male, all’orrore morale. I complottisti si sentono investiti dal gravoso compito di contrastare i “cattivi”. È, insomma, la secolare lotta tra il bene e il male! Il rapporto Edelman 23 pone l’Italia, insieme agli Stati Uniti, tra i primi 6 paesi, dei 26 studiati, in cui è più facile che abbiano successo le tesi complottistiche.

Ed ecco la tesi complottistica della grande sostituzione etnica dei popoli europei da parte di popoli non europei che sembra entri nella “narrazione” di personalità politiche quali Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
Ed ecco la tesi complottistica del grande Reset che indicava la pandemia SARS CoV2 come pianificata da Bill Gates e George Soros per imporre una dittatura tecno-sanitaria e togliere i diritti fondamentali.
Ed ecco negli Stati Uniti l’assalto al Campidoglio, fatto da un manipolo di suprematisti bianchi, tra loro anche seguaci di QAnon, che inneggiavano all’uomo salvifico Donald Trump, l’unico in grado di risolvere i mali della nazione e contrastare il Deep State.
QAnon è un credo, una corrente di estrema destra, che raccoglie il consenso di milioni di americani e di molti europei e che sostiene l’esistenza di un Deep State: poteri occulti satanisti e pedofili che mirano al dominio mondiale.
Ed ecco la tesi complottistica del gender nata in ambienti cattolici che interpreta la visione scientifica del genere come un complotto di non credenti che ha lo scopo di distruggere la famiglia e l’ordine naturale su cui si regge la società.

Il complottismo, tuttavia, non è storia recente, nasce con l’uomo.                                                                                               
Penso
alle uccisioni insensate e numerose dei presunti nemici della rivoluzione francese che portò alla ghigliottina lo stesso Maximilien de Robespierre che della formidabile strage fu il mentore.
Penso a Rudolf Steiner, esoterista fondatore dell’Antroposofia, che affermava che le vaccinazioni sono uno strumento di controllo delle masse perché l’assenza delle malattie pediatriche indebolisce vitalità e volontà, così i giovani diventano automi che è l’obiettivo occulto di governi predatori.

Nei tempi, infine, in cui dominava la religione interi popoli credevano a superstizioni riconducibili in qualche modo al complottismo, erano indottrinati a temere le forze sataniche, sovente in corpi umani posseduti o asserviti ai demoni, che miravano a corrompere l’umanità per gettarla nell’immoralità e nella perdizione. Oggi la situazione è cambiata probabilmente, però, non ancora abbastanza per ravvicinare l’uomo alla religione.

L’osservazione ci induce a ritenere che le tesi complottistiche hanno maggiore successo dove è più forte la disaffezione nelle istituzioni politiche, economiche e sociali. Questo, tuttavia, è solo una parte del problema. È, infatti, obiettivamente difficile dibattere con un complottista perché sovente le sue convinzioni sono associate a pensiero analitico viziato, scarsa cooperazione, propensione alla manipolazione.
È, tuttavia, sbagliato definire complottisti coloro che in modo documentato, coerente, civile si attivano, denunciano, si espongono per migliorare la società. Sono costoro persone meritevoli e rispettabili. Direi, piuttosto, con rammarico che sono poche, segnale di quel impoverimento del pensiero critico che caratterizza i nostri tempi.

Silvestro A. Bevilacqua

Partendo dall’osservazione finale dell’autore la domanda che viene da porsi è: “Come vi può essere carenza di “pensiero critico” in un era in un cui l’accesso all’informazione è pressoché illimitata?”
Personalmente ritengo che il fattore critico risieda proprio nell’attuale modello di diffusione dell’informazione tanto libero quanto distorto. Spesso siamo portati a credere che basti “aprire Google” e fermarsi al “primo risultato” per trovare risposta ai nostri quesiti. Se si tratta di capire come “preparare l’uovo al Coque”, può anche andare bene, tuttavia se vogliamo provare a documentarci su temi più articolati di natura politica, religiosa o medica, il pericolo è quello di attingere a modelli di comunicazione viziati.
A quanti è capitato di consultare “internet” per sapere di più sui possibili effetti di una patologia, prima ancora di aver consultato il medico e di trarre conclusioni avventate?
In un’era dove tutto è diventato veloce e immediato credo che in molti attingano a modelli di comunicazione facili, immediati, senza rendersi veramente conto che lo scopo di questi cela secondi fini che quasi sempre non percepiamo.
Che si tratti di manipolazione dell’informazione? Ad ognuno la propria risposta.

Andrea Bugliosi

24 maggio 2023