COMPORTAMENTI ANTISOCIALI E LESIVI DEI DIRITTI ALTRUI

Introduzione
Comportamento e condotta sono impiegati come sinonimi. In modo più aderente la condotta è come l’individuo abitualmente si manifesta, si distingue e viene percepito. I comportamenti sono, invece, i modi di agire e reagire dell’individuo nelle diverse situazioni, fanno parte della condotta, ma non sono la condotta. Comportamento e condotta sono osservabili, coerenti all’età, plasmati inevitabilmente e in diversa misura da famiglia, cultura di appartenenza, educazione, ambiente, fattori costituzionali.
Ciò detto, di seguito quelle condizioni che possono giungere ad offendere, anche in modo significativo, i diritti degli altri e/o le norme sociali, nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – Fifth Edition (DSM5) sono indicati come “Disturbi da comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta”.

Disturbo oppositivo provocatorio
Si stima una incidenza media del 3,3%. Si ha in bambini e adolescenti, frequentemente in contesti famigliari rigidi, trascurati, incongrui, può persistere nel tempo. Spesso l’individuo va in collera, è contrariato, permaloso, risentito, adirato, accusa altri dei propri errori, litiga, irrita o sfida, non aderisce a regole o richieste. Tale comportamento può aversi in un solo contesto (casa solitamente) o in più ambienti. Se coinvolge solamente i fratelli non vi è disturbo. In generale e in certa misura atteggiamenti di questo tipo possono aversi in soggetti che non presentano il disturbo, è da considerare frequenza e intensità.
Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (DDAI) e il disturbo della condotta possono associarsi. Più facilmente questi soggetti vanno incontro ad uso di sostanze, stati ansiosi e depressivi. L’accoglienza sociale, scolastica e lavorativa può essere difficoltosa, a volte in misura da indurre esclusioni, limitazioni, provvedimenti.

Disturbo esplosivo intermittente
Si caratterizza per il manifestarsi acuto, episodico, frequente di aggressioni verbali (collera, inventive) e/o aggressioni fisiche verso animali-persone-cose che possono culminare in lesioni e danni materiali. Bisogna subito escludere che tali comportamenti non siano dovuti ad altra condizione medica (psicosi-disturbo antisociale di personalità- disturbo borderline di personalità-malattia di Alzheimer-disturbo da disregolazione dell’umore dirompente nei bambini) o all’ effetto di sostanze (droga-farmaci). Solitamente l’episodio aggressivo non dura più di 30 minuti e può essere indotto da provocazioni di modesta entità o frasi inoffensive considerate provocatorie dal soggetto. È più comune in età giovanile, raro dopo i 40 anni di età ed è condizione tendenzialmente persistente. È dimostrata una disregolazione serotoninica (la serotonina è precursore della melatonina e deriva dal triptofano), in quale misura, tuttavia, questa alterazione possa avere un ruolo nell’indurre il disturbo non è noto. Il comportamento può causare problemi, anche severi, di carattere sociale (difficoltà in famiglia-perdita di amici), lavorativo (perdita del lavoro), economico e legale. La condizione può comportare depressione, stati d’ansia o uso di sostanze.

Disturbo della condotta
Con una scala di espressività che varia da lieve, moderata, grave il disturbo comporta, non tutti presenti, ma frequenti e persistenti per un arco di tempo congruo (12 mesi) i seguenti problemi:

  • comportamenti aggressivi (minacce-colluttazioni-crudeltà verso persone e animali-costrizione ad atti
    sessuali-lesioni fisiche anche con l’ausilio di oggetti o armi
    );
  • atti vandalici;
  • furto;
  • raggirare altri per averne vantaggi o evitare compiti;
  • menzogne;
  • precoce attività sessualeprostituzione;
  • uso di sostanzeabuso di alcol;
  • problemi di disciplina scolasticascarso rendimento scolastico;
  • già prima dei 13 anni marinare la scuola o trascorrere la notte fuori, nonostante il divieto;
  • fughe a volte di lunga durata.

Si stima una incidenza media del 4%. Può iniziare nell’infanzia o nell’adolescenza, raramente si ha dopo i 16 annidi età. I bambini sono prevalentemente maschi, mentre il rapporto maschi/femmine è più equo tra gli adolescenti. Il disturbo tende solitamente a regredire o comunque migliorare con l’età adulta. Coloro che lo presentano nell’infanzia hanno una maggiore probabilità di mantenerlo nell’età adulta. Il disturbo nell’infanzia è in genere più sfumato, strutturandosi meglio con lo scorrere degli anni. Può favorire l’insorgenza del problema l’abuso fisico e/o sessuale, una cattiva educazione, essere trascurati o rifiutati dai genitori, avere genitori criminali o che fanno uso di droghe o abuso di alcol, frequentare coetanei delinquenti o subire violenze di quartiere. La diagnosi non va adottata ai soggetti che vivono in luoghi di forte criminalità, in zone di guerra o comunque in aree molto pericolose, contesti questi dove comportamenti deviati sono quasi normalità. È intuitivo che la giustizia debba non raramente interessarsi dei soggetti con disturbo di condotta.

Disturbo antisociale di personalità
È un disturbo della personalità (vedi: Personalità e disturbi della personalità). Viene associato ai disturbi qui descritti perché come essi presenta attività che violano i diritti degli altri e le norme sociali. Inoltre individui adulti con diagnosi di disturbo della condotta possono peggiorare in misura tale da doversi modificare la diagnosi in disturbo antisociale di personalità.

Cleptomania
Impulso di rubare cose. L’individuo prima del furto prova una sensazione di eccitazione, subito dopo di piacere e appagamento. Gli oggetti sono di scarso valore, la persona è in grado di acquistarli, dopo spesso li regala o li getta. Periodi di furti frequenti possono alternarsi a periodi di remissione o verificarsi cronicamente con fluttuazioni. Caratteristicamente i soggetti tentano di resistere all’impulso di rubare e sono perfettamente consapevoli che si tratta di una azione sbagliata e senza senso. È infrequente, le femmine prevalgono sui maschi con un rapporto di 3:1. Più spesso si presenta nell’adolescenza o nell’età adulta. Può associarsi all’acquisto compulsivo, al disturbo depressivo o bipolare, a disturbi d’ansia e della alimentazione. Alcuni interpretano la cleptomania, come l’anoressia, una parafilia (devianza sessuale). La cleptomania, come detto, è rara, invece i furti sono molto frequenti. I furti comuni sono motivati, spesso organizzati (guadagno economico-utilità-necessità-costrizione). I giovani e i giovanissimi possono rubare per sfida, ribellione, imitazione, “rito di passaggio”. Il furto può essere sintomo del disturbo antisociale di personalità e del disturbo di condotta. I furti possono essere anche effettuati in caso di deliri-allucinazioni-mania-problemi cognitivi. La cleptomania può interferire nella vita famigliare, lavorativa, personale e causare problemi legali.

Piromania
Propensione ad appiccare il fuoco
che si estrinseca in episodi incendiari multipli. Gli individui provano prima dell’atto eccitazione, hanno sollievo-gratificazione dopo averlo fatto e assistono ai suoi effetti indifferenti delle conseguenze. La diagnosi è corretta se l’appiccamento non ha altre motivazioni significative (vantaggio economico-vendetta-ideologia politica-occultamento di attività criminale-delirio-allucinazioni-alcolismo-disturbo della condotta-disturbo antisociale di personalità-problemi cognitivi).
Non vi sono dati certi, ma la piromania sembra essere piuttosto rara, più frequente tra i maschi, non individuabile una età prevalente. L’appiccamento del fuoco in età giovanile è solitamente associato ad altre condizioni come il DDAI, il disturbo della condotta e problemi di adattamento. Come per la cleptomania anche la piromania viene da alcuni interpretata come una pulsione connessa in questo caso al simbolismo sessuale del fuoco e della fiamma.

Conclusioni
Se è vero che nella genesi di diversi comportamenti deviati hanno un ruolo contesti sociali e culturali chiaramente negativi (basso livello di vita-aree abitative malsane e degradate-famiglie problematiche-criminalità-stato di immigrati-atteggiamenti razzisti-scuola non frequentata) è altrettanto certo, meno spesso, il contrario: vero è che per potere intendere bisogna giungere a vedere l’intera storia dell’individuo, non solo i suoi singoli capitoli.
In questi tempi molto si scrive e discute dei social, in generale della “rete” e del loro ruolo come strumento di comportamenti deviati e istigazione ad essi. I giovani, non solo loro, troppo si immergono in questo mondo parallelo fatto di like, body shaming, followers, influencer, odio, condizionamenti, aggressività, derisioni, ricatti. Recentemente M. Zuckerberg, fondatore, presidente e ceo di Facebook, è stato chiamato in causa per il significativo aumento dei suicidi giovanili negli Stati Uniti. Obbiettivamente si può pensare che attribuire a lui l’intera colpa sia un “alibi” usato da chi governa per sfuggire alle proprie responsabilità e carenze istituzionali.
Per quanto sopra è semplice dedurre che una società civile può già far molto per ridurre l’incidenza dei comportamenti deviati. Si tratta di sanare i luoghi malsani, sostenere la scolarità, l’inserimento sociale e lavorativo degli immigrati e degli emarginati, assistere le famiglie problematiche, regolamentare i social.
Infine in questa era digitalizzata, complessa e diversificata, l’educazione sembra ancora lo strumento più idoneo per migliorare. Non si tratta di limitare le libertà, ma esattamente il contrario, cioè rendere la libertà quello che è: vivere con gli altri e per gli altri nel rispetto reciproco.
Nel trattare i comportamenti deviati il professionista della salute adotterà la psicoterapia e la terapia farmacologica, se necessaria. La precocità dell’intervento terapeutico è essenziale per realizzare risultati positivi, concreti e duraturi.

13 febbraio 2024