Epatite e pandemia sars-cov2

Definiamo epatite un’infiammazione del fegato che comporta “un danno d’organo” di entità ed estensione variabile. Distinguiamo epatiti infettive, tossiche (sostanze o farmaci), autoimmuni. Le epatiti senza una causa individuabile sono meno rare di quanto si possa immaginare.

All’inizio di Aprile 2022 è stata segnalata nel Regno Unito per la prima volta una epatite di cui non si è riusciti ad individuare la causa, da allora è stata identificata in almeno 12 paesi a livello mondiale, tra cui Italia, altre nazioni europee e USA.
Colpisce nella gran parte dei casi bambini di età uguale o inferiore a 5 anni. Si manifesta con diarrea, vomito, dolore addominale, ittero, infrequente la febbre. I valori delle transaminasi sono abitualmente superiori a 500. Può risultare subito grave e in alcuni casi è stato necessario il trapianto di fegato.
Nell’80 % dei pazienti si è riscontrato la presenza di un Adenovirus.

Gli Adenovirus costituiscono un gruppo di virus a DNA, ampiamente diffusi nell’ambiente e nella popolazione mondiale. Questi virus, che non hanno tropismo (proprietà di interessare costantemente e specificamente un determinato organo) epatico, danno sintomi a carico delle prime vie aeree,
del tratto gastroenterico, degli occhi e della vescica urinaria. Il decorso della infezione è solitamente benigno. La trasmissione avviene per via aerea, per contatto interpersonale, per contatto con oggetti, acqua, cibo contaminati.
Il virus può essere isolato nelle secrezioni respiratorie, oculari, urine e feci di malati, portatori sani, soggetti senza sintomi.
Sono Adenovirus geneticamente modificati e resi sterili (umani o di animale) quelli impiegati nei vaccini anti COVID-19 a vettore virale (AstraZeneca, Sputnik, Johnson & Johnson).

Se questa epatite è veramente dovuta ad un Adenovirus è lecito pensare ad un virus che ha acquisito epatotropismo e che si trasmette prevalentemente o esclusivamente per via oro-fecale.
In modo aspecifico le misure di contenimento e la vaccinazione di massa, mai adottata in questa dimensione per contrastare la pandemia da SARS-CoV2, possono aver favorito l’acquisizione di epatotropismo da parte di uno specifico ceppo di Adenovirus.
Meno probabile la possibilità che in condizioni favorevoli, a seguito di “riattivazione”, l’Adenovirus dei vaccini a vettore virale possa aver recuperato la capacità di moltiplicarsi ed essere quindi rilasciato dai soggetti vaccinati nell’ambiente. In questa eventualità è la “riattivazione” responsabile dell’epatotropismo.

I trattamenti hanno effetti limitati. Utile il riposo, almeno fino a quando non si realizzi un significativo decremento dei valori di bilirubina e transaminasi. La dieta sarà povera di lipidi e tendenzialmente ipercalorica. L’isolamento del paziente è consigliato almeno fino a 14 giorni dopo l’insorgenza dell’ittero.
La prevenzione è importante. Essendo la trasmissione oro-fecale i conviventi dei bambini devono porre gran cura nell’igiene personale in modo da evitare di infettarli direttamente o indirettamente (cibo, acqua, oggetti).
Al manifestarsi dell’epatite è indicato che indagini microbiologiche vengano subito fatte su famigliari e persone vicine al bambino anche perché l’Adenovirus può essere diffuso nell’ambiente per mesi e anni da portatori sani e persone asintomatiche.

6 maggio 2022