fibromalgia

fibromalgiaMalattia reumatica extra articolare caratterizzata da dolori alla muscolatura dello scheletro. Si stima colpisca dal 2% al 4% della popolazione e interessi in più dell’80% dei casi il sesso femminile.
La diagnosi è clinica. Oltre al dolore è possibile riscontrare: rigidità muscolare, facile affaticabilità, cefalea, disturbi del sonno, colon irritabile, gastrite, urgenza minzionale, cistite, vaginismo, dismenorrea, parestesie, disfunzioni temporo-mandibolari, vertigini, acufeni, intolleranze chimiche multiple. Sono possibili entesiti che vanno prontamente diagnosticate (ecografia) e trattate. Attualmente la positività (dolenzia) dei punti sensibili cutanei (tender points) alla pressione digitale non è più ritenuta criterio diagnostico indispensabile. Sono considerati fattori scatenanti le influenze ambientali negative e la contemporanea esistenza di disturbi dell’umore di tipo depressivo e di disturbi d’ansia.
Si ritiene esista nella fibromialgia (FM) un’ipereccitabilità a livello dei circuiti nervosi preposti alla percezione-trasmissione-elaborazione di stimoli e informazioni. Così interpretata risulta solo apparente la “dissonanza” dei sintomi, essendo di fatto malattia del sistema nervoso che è ubiquitario. La causa è dubbia: la possibilità che all’origine vi sia una flogosi (infiammazione) non ci dice, infatti, quale sia la genesi della flogosi stessa.

Il trattamento della FM mira a regolarizzare la funzione dei circuiti nervosi perturbati e controllare i sintomi. Sono impiegati l’amitriptilina, il pregabalin, gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRIs) e della noradrenalina e serotonina (SNRIs). Tra i farmaci con azione analgesica elettiva sono abitualmente prescritti il paracetamolo e il solo tramadolo fra gli oppiacei. Vengono, inoltre, usati farmaci ad azione ansiolitica e ipnotica, quali il diazepam e il zolpidem. La presenza di una componente flogistica suggerisce la possibilità che farmaci antinfiammatori-analgesici potrebbero essere compresi tra quelli utili. In particolare l’acido acetilsalicilico a basse dosi ha caratteristiche idonee per trattamenti da prolungare nel tempo.
L’omotossicologia, collocando la FM nella fase di infiammazione-impregnazione, avalla l’esistenza di un elemento flogistico; diversi sono i rimedi proposti, tra questi il Rhus tox che può essere anche impiegato per via infiltrativa come mesoterapia. La mesoterapia prevede l’uso di melanges di rimedi tradizionali e/o omotossicologici. Di regola le microinfiltrazioni effettuate nelle zone dolenti, sui punti cutanei di proiezione degli organi interni sofferenti e sui tender points, quando presenti, risultano efficaci. Sono proponibili cicli di mesoterapia di almeno 5 sedute da attuare 3 volte nel corso di un anno.
Altri trattamenti utili sono la TENS (stimolazione elettrica nervosa transcutanea), la psicoterapia cognitivo-comportamentale, l’ipnosi.

Non vi è ragione alcuna che giustifichi, in assenza di intolleranze e/o disturbi gastrointestinali, cambiamenti nella abituale alimentazione se varia, puntuale e gratificante. Assumere “integratori” senza indicazione medica è inutile, se non dannoso. E’ indispensabile che i pazienti con FM svolgano le normali attività quotidiane, evitino periodi d’inattività, si dedichino ad attività sportive leggere/moderate. E’, infatti, dimostrato che l’inattività prolungata peggiora nel tempo dolore e rigidità.

La presenza, solitamente in donne di età superiore ai 30 anni, di:

  1. dolore muscolo-scheletrico da almeno 3 mesi;
  2. risposta incerta ad un trattamento antalgico abituale;
  3. indagini strumentali e di laboratorio negativi;
  4. altri sintomi ricorrenti nella fibromialgia deve orientare verso la diagnosi di FM.
18 gennaio 2014