Anno 2024: 100 anni or sono (marzo 1924) nasce Franco Basaglia, a Venezia. Nel 1949 si laurea in Medicina e Chirurgia a Padova, dove nel 1952 consegue la specializzazione in Malattie nervose e mentali. Sono anni questi di pratica clinica, di studio, di pubblicazioni, scritti, relazioni, sono anni in cui la filosofia lo appassiona, la vede come concreta opportunità di maggiore conoscenza e comprensione dell’uomo, della società, della malattia mentale. Per questo suo interesse negli ambienti di lavoro viene soprannominato con discreta ironia il filosofo. Nel 1958 consegue la libera docenza in psichiatria e nel 1961 diviene direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia. Drammatico è per lui l’impatto con la durezza, la staticità, le contraddizioni e incongruenze della realtà manicomiale. Non senza difficoltà, tra contrapposizioni e scoramenti, prima al manicomio di Gorizia, poi all’Ospedale Psichiatrico di Colorno, infine al manicomio di Trieste procede il suo progetto di cambiare il modo di pensare e trattare il malato mentale. Cammino che porta il 13 maggio 1978 all’approvazione della legge 180 di riforma psichiatrica. La legge impone la chiusura dei manicomi, regolamenta il trattamento sanitario obbligatorio, istituisce i Servizi di igiene mentale pubblici. Grazie a lui, alla sua caparbietà, determinazione e lungimiranza l’Italia è il primo paese al mondo ad abolire gli ospedali psichiatrici. Nella primavera del 1980 si manifesta il tumore cerebrale che in breve tempo lo porterà alla morte. Aveva 56 anni.
Afferma Franco Basaglia: <<La società per dirsi civile dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia>>.
Vero. I manicomi erano di fatto luoghi dove i diversi venivano raccolti, reclusi, dimenticati perché i non diversi o normali potessero vivere senza la loro problematica, anche oscena, presenza. Se pensiamo la follia o pazzia come deviazione singolare, eccessiva, pericolosa dalla normalità dobbiamo chiederci, con mente oggettiva, cos’è normalità. La normalità non è una costante, è un’illusione. La nostra normalità non è, infatti, quella degli antichi greci e romani o quella che ci narra la storia a noi più prossima e non è neanche quella di altri paesi, anche a noi vicini. Alla fine è normale chi nel rapporto individuo – società segue le regole date alla collettività. Del resto l’uomo è consapevole di avere bisogno della collettività, altrimenti sarebbe il caos. Avendo, quindi, definita la normalità un’illusione la follia non può essere una sua deviazione. La follia è malattia, come qualsiasi malattia essa può guarire o non guarire, essere acuta,