GUERRA SANTA IN PALESTINA

” la parola Dio per me non è altro che l’espressione e il prodotto della debolezza umana e la Bibbia una collezione di venerabili ma nonostante tutto piuttosto primitive leggende ” 

Albert Einstein

Il giorno sette di ottobre del 2023 sarà ricordato.
Al mattino di quel sabato il braccio armato di Hamas (organizzazione politico-religiosa palestinese che di fatto governa nella Striscia di Gaza) dà inizio all’operazione Alluvione Al-Aqsa. Palestinesi armati attaccano postazioni militari israeliane di confine, altri atterrano con piccoli velivoli nei pressi di Re’im, dove si sta tenendo il festival Supernova, uccidendo civili e catturando ostaggi, altri ancora attaccano diversi luoghi israeliani (Kfar Ara, Be’eri, Netiv HaAsara, Zikim, la base militare di Re’im, la stazione di polizia di Sderot). Immediata la controffensiva israeliana detta Operazione spade di ferro.
Le “spade” dilaniano la Striscia di Gaza (regione costiera palestinese di 365 Km2). Strade vuote disegnano cumuli di macerie e case fantasma, fame, morte, ferite e mutilazioni non risparmiano neanche l’infanzia. Si semina odio, si insegna vendetta. Hamas ferita forse muore, ma così agendo rinascerà più feroce e determinata. Europa e America disapprovano, ma affatto agiscono, in altro scenario (conflitto Russia-Ucraina) diverse sono le scelte.
La Corte Penale Internazionale ha spiccato un mandato di arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e i leader di Hamas per crimini contro l’umanità e di guerra. Atto dovuto, importante e significativo, nel reale di poco peso.
Uno dei responsabili, forse il maggiore, degli accadimenti del sette ottobre è Netanyahu che ha costantemente rifiutato di confrontarsi con l’Autorità nazionale palestinese (Anp) e molto si è fatto influenzare e condizionare dalle forze di destra, ultranazionalistiche e messianiche, del suo governo. Sembra che Israele qualcosa sapesse del possibile attacco. In una ipotetica partita a scacchi si può anche pensare di perdere la regina pur di dare scacco matto al re (eliminare definitivamente Hamas e controllare la Striscia dall’interno). È guerra santa.

Sud della striscia di Gaza (Rafah): bambini palestinesi si accalcano per avere il cibo preparato dai volontari per le famiglie sfollate.

Gli ebrei, tra tutti i popoli della terra, sono il popolo privilegiato da Dio, il popolo eletto. Fra la gente di Israele e Dio vi è un’alleanza da cui discende che la Palestina è la terra promessa da conquistare. Così dice Dio: “nelle città di questi popoli che il Signore tuo Dio ti dona in eredità non lascerai viva anima alcuna ma voterai allo sterminio…. manderò il mio terrore davanti a te e metterò in rotta ogni popolo in mezzo al quale entrerai “. Il Dio degli ebrei è lo stesso di Gesù nazareno: divinità insieme etnica-nazionalistica ed internazionale. C’è eppure dell’incommensurabilmente buono e bello nella Bibbia, come nel Corano. È parola dell’uomo e non di Dio, saggezza antica da preservare e ascoltare, abbandonando però quegli aspetti socio-politici storicamente oggi superati. Non è così. Dio continua ad essere pretesto per discriminazioni, violenze, sopraffazioni, offese, limitazioni della giusta libertà, della conoscenza e della scienza che non dovrebbero mai avere bandiera o credo.
Il fondamentalismo religioso, mai spento, continua ad essere sventura grande nella storia dell’umanità. Così accade che i confini d’Israele siano decisi nella Bibbia, che l’islam sia l’unica via alla salvezza e gli “infedeli” o si convertono o muoiono, che il cristianesimo, in America soprattutto, assuma caratteri di fanatismo retrivo e oscurantista.

Esistono eccome ebrei che riflettono e si confrontano senza arroganza, musulmani non intransigenti, cristiani disponibili e dialoganti. Esistono atei che non guardano con sospetto chi accoglie Dio. Probabilmente tutti costoro credono che non ci sia religione o popolo che possa ostentare l’esclusività del Divino perché Dio, se c’è, deve necessariamente essere solo universale, senza tempo, spazio o fazione. C’è forse altro modo di pensarlo? Non c’è, altro sarebbe.
La loro di voce dovrebbe alzarsi alta e ferma perché tutti sentano: un mondo più giusto è ancora possibile!

Silvestro A. Bevilacqua

19 giugno 2024