Immunoterapia e cancro

L’apparato immunitario ha il compito di individuare e di eliminare gli agenti dannosi che superate le difese esterne (pelle-cornea-mucosa respiratoria, gastrointestinale, genitourinaria) si portano all’interno dell’organismo e le cellule anomale, come quelle tumorali, che costantemente si formano nel corpo. Lo compongono neutrofili, monociti, macrofagi, cellule dendritiche che insieme costituiscono la così detta “immunità innata” e linfociti T e B che formano, invece, la così detta “immunità acquisita”.
Caratteri peculiari dell’immunità acquisita sono la specificità (riconosce un determinato patogeno e non altri) e la memoria (ricorda il patogeno). L’immunità acquisita viene, per esempio, attivata dai vaccini che proteggono l’individuo da specifiche infezioni.
Un continuo flusso e scambio di informazioni si ha tra le cellule dell’apparato immunitario e tra l’apparato immunitario e le difese esterne. La possibilità che disfunzioni si realizzino in tale sistema di sorveglianza e protezione è reale. Le malattie autoimmuni e le allergie sono esempi noti di tale possibilità. Anche nel caso dei tumori comportamenti sbagliati delle cellule immunitarie sono stati riscontrati. Sembra, infatti, che i macrofagi non aggrediscano il cancro, ma lo proteggano, favorendone crescita e diffusione. E’ pensabile che le cellule maligne sviluppino una qualche capacità di ingannare i macrofagi, probabilmente fornendo loro false informazioni. Strategie terapeutiche dovranno essere trovate per risolvere questo non lieve inconveniente.
Il sogno di rendere più energica l’attività antitumorale dell’apparato immunitario risale a 125 anni fa, quando il dottore William Coley inoculò batteri nei pazienti malati di tumore nel tentativo, appunto, di stimolare le naturali capacità di guarigione dell’organismo.
Bisogna attendere il 2011 perché il sogno di Coley si realizzi grazie all’impiego del farmaco Ipilimumab nella cura del melanoma in fase avanzata. L’Ipilimumab toglie, per così dire, i freni che il melanoma aggancia all’apparato immunitario, permettendo a quest’ultimo di sviluppare al meglio il suo potenziale distruttivo nei confronti del tumore.
L’Ipilimumab è impiegato nella cura del melanoma e del tumore polmonare. Altri farmaci che utilizzano strategie simili sono in uso o in studio, farmaci che possono essere impiegati anche in malattie diverse da quella tumorale. I limiti di questa terapia immunitaria (immunoterapia) sono i possibili effetti collaterali e il fatto che non tutti i pazienti che la attuano rispondono ad essa.
L’omotossicologia e l’immunoterapia hanno come intento comune quello di favorire le naturali capacità di guarigione dell’organismo. Per questo nella lotta al tumore affiancare l’omotossicologia all’immunoterapia, alla radioterapia, alla chemioterapia e alla terapia chirurgica trova oggi più credibilità.
Sempre a scopo immunostimolante la mesoterapia attuata in sedi linfatiche esterne (inguinali- sottomandibolari-laterocervicali) può essere considerata. Così come può giovare l’infiltrazione con aghi di piccole dimensioni dei tumori solidi accessibili dall’esterno e la terapia autoematica.
Certamente la strada da percorrere nella lotta al cancro è ancora lunga e difficile.
L’insegnamento che ci giunge dall’immunoterapia è che integrare modi diversi di curare non solo è corretto, ma necessario.

24 gennaio 2018