“ Una vita non vale niente, ma niente vale quanto una vita “
La condition humaine, André Malraux-1933
La condition humaine, André Malraux-1933
VARIANTI
Per i virus le mutazioni sono un evento comune. I virus mutati sono chiamati varianti.
La variante è il risultato della naturale selezione evolutiva che permette la sopravvivenza, per esempio in condizioni sfavorevoli. Una variante può mutare, avendosi così virus sempre più diversi da quello originale. Si giunge nel tempo a una variante predominante che limita la proliferazione del virus originario e di altri virus mutati. In questo momento storico è la cosiddetta variante inglese a prevalere.
A più di un anno dall’inizio ufficiale della pandemia, nonostante provvedimenti diversificati e tardivi, il numero noto di morti per Covid-19 a livello mondiale è modesto, questo anche perché la gran parte delle persone che si infetta supera la malattia senza alcun problema. Un certo numero di persone viene invece interessato da una polmonite potenzialmente letale, detta sindrome da distress respiratorio acuto o ARDS (Acute Respiratory Distress Syndrome). L’ARDS è il risultato di una reazione sregolata ed eccessiva dell’organismo che danneggia gravemente i polmoni.
Altra possibile patologia correlata alla infezione da SARS-CoV2 e varianti è caratterizzata da problemi a carico dei vasi sanguigni e della coagulazione del sangue che comportano trombo-embolie ed emorragie.
Molto probabilmente si tratta della Coagulazione Intravascolare Disseminata (CID), evento che può complicare diverse altre malattie.
Il motivo dei molti e vari disturbi che possono interessare il paziente Covid-19 è la diffusa presenza nell’organismo umano di recettori cellulari (ACE2 e TMPRSS2) che il virus utilizza per agganciarsi ed entrare nelle cellule e dare malattia. La ragione per cui la gran parte delle persone infettate non ha alcun sintomo è il risultato di una risposta immunitaria adeguata e subito sufficiente che non consente al virus di diffondere troppo oltre il punto d’ingresso.
La carica virale di SARS-CoV2 è massima dopo 3-5 giorni dal manifestarsi dei sintomi, questi iniziano 4-5 giorni dopo il contagio. Dai numeri indicati è facile capire che le persone infette sintomatiche e non sono in grado di diffondere precocemente e rapidamente una gran quantità di virus. SARS-CoV2 è quindi molto contagioso, ma sembra che la variante inglese lo sia di più.
E’ certo che il virus rimane vivo sugli oggetti, anche per alcune ore, più a lungo in ambienti chiusi e poco ventilati. Tra gli oggetti il dispositivo cellulare costituisce una significativa fonte di contagio, perché si è ormai abituati ad utilizzarlo in modo automatico e inconsapevole in qualsiasi luogo. Il suo impiego dovrebbe essere limitato e andrebbe igienizzato ogni giorno.
Ospedali, Pronto Soccorsi, ambulanze, personale sanitario, nonostante le cautele adottate, risultano un’altra significativa fonte di contagio. L’ impiego di unità mobili sanitarie territoriali che al domicilio del paziente valutino chi abbia bisogno di ricovero e chi no e l’adattamento di strutture non ospedaliere a reparti CoV-19, oltre a ridurre il diffondersi dei contagi, permetterebbero agli ospedali di poter svolgere l’abituale attività assistenziale.
VACCINI
Attualmente la gran parte dei vaccini impiegati o in fase di allestimento e commercializzazione sono ad RNA messaggero (mRNA) e a vettore virale (Adenovirus di animale o umano).
Vaccini ad mRNA
Vaccini a vettore virale
Entrambi entrano nelle cellule del corpo e le inducono a produrre gli Spike, cioè quelle protuberanze a forma di bacchetta di tamburo che si trovano sulla parte esterna del virus e che danno il nome al virus stesso, Coronavirus. Gli Spike, una volta usciti dalle cellule, attivano risposta e memoria immunitaria. A questo punto la persona vaccinata, se eventualmente si infettasse, è pronta a contrastare il virus.
Sono vaccini di progettazione nuova, impiegati per la prima volta, il cui uso non è autorizzato al di sotto di 16-18 anni di età.
E’ confermata una discreta maggiore incidenza, rispetto ad altri vaccini, di disturbi dopo la vaccinazione quali dolore nella sede di inoculo, febbre, dolori articolari, dolori muscolari, modificazioni del gusto, nausea, fastidio addominale, astenia, affaticamento, sonnolenza, cefalea. Segnalati eventi più gravi come paralisi del nervo facciale, anafilassi, trombo-embolie ed emorragie.
Tra i deceduti dopo vaccinazione vi sono persone giovani e senza significative malattie preesistenti note. Diversi sintomi presentati dopo vaccinazione sono gli stessi che si hanno in caso di malattia. Mancano i disturbi a carico delle vie respiratorie, è pensabile che ciò avvenga perché il vaccino “entra” dal muscolo, mentre il virus “entra” dalla bocca/naso. E’ inconsueto, sulla base delle conoscenze che si hanno sui vaccini, che frammenti di virus, gli Spike, diano così svariati e numerosi effetti collaterali. Non si può escludere, infine, che si formino Spike aberranti in grado di dare problemi nel medio e lungo termine.
Si pensa che il periodo di protezione immunitaria dopo infezione da SARS-CoV2 vada da 80 giorni ad 1 anno. L’immunità è più breve nei contagiati con nessun sintomo o sintomi lievi, è più lunga nei contagiati che hanno avuto malattia conclamata. L’immunità naturale dovrebbe garantire una buona protezione dalle varianti.
Il periodo di protezione dato dai vaccini non può essere definito con certezza. I vaccini in commercio fatti per fermare SARS-CoV2 probabilmente sono ancora validi nel contrastare le varianti, ma con una efficacia ridotta.
L’idea di una sorta di lasciapassare che consenta ai vaccinati di viaggiare liberamente è un azzardo perché non si conosce il periodo di immunità acquisita con la vaccinazione, perché non si conosce l’entità dell’efficacia dei vari vaccini nei confronti delle varianti, perché come in diversi casi riscontrato il vaccinato può comunque contagiarsi e contagiare e, non manifestando alcun sintomo, risultare un pericoloso diffusore.
Il tampone rino-faringeo molecolare, da attuare subito prima di porsi in viaggio, resta l’unico modo utile per individuare le persone infette e senza sintomi. Sono possibili tuttavia falsi negativi per ridotta carica virale o errori di esecuzione.
CONCLUSIONI
L’Italia è per numero di decessi tra le prime nazioni del mondo. Svariate le cause, una di queste importante è l’adozione di misure di contenimento non uniformi in un territorio di estensione contenuta e buona densità di popolazione.
Confidare troppo o solo sui vaccini è imprudente. L’impossibilità di vaccinare giovani e bambini costituisce un problema. Si tratta di una parte della popolazione di solito asintomatica, oltre che scolarizzata e fortemente socializzata. Tra i giovani e i bambini il virus può trovare rifugio e continuare a mutare, riprendendo ad infettare il resto della popolazione quando l’immunità da vaccino si allenta.
Quale strategia può allora migliorare l’attuale realtà?
Tra difficoltà, problemi, rinunce ed errori la prevenzione adottata fino ad ora ha comunque dato buoni risultati.
Com’è nell’ordine naturale delle cose i virus a trasmissione aerea prevalente o esclusiva rallentano nel periodo caldo (tarda primavera-estate). Adottare in questo periodo misure di contenimento individuali e collettive, uniformi, rigorose e non trattabili possono fermare la pandemia.
Il Coronavirus potrà non ripresentarsi più, come è stato per SARS-CoV1 o comportarsi come i virus influenzali.