Problemi di Comportamento Nei Bambini

GENITORI E BAMBINI
E’ comune che i genitori o chi ha cura del bambino possa:

  • avere aspettative non realistiche, per esempio che un bambino di 2 anni metta a posto i giochi da solo;
  • interpretare come impropri saltuari atteggiamenti oppositivi;
  • essere eccessivamente indulgente, molto protettivo o assecondare comportamenti manipolatori;
  • interpretare come problemi quelle manifestazioni che nascono dal desiderio di libertà dalle regole e dal controllo del genitore, tipico dei bambini più grandi e degli adolescenti.

PROBLEMI
Spasmi affettivi
Il bambino in modo involontario smette di respirare fino a perdere conoscenza per breve tempo. Lo spasmo può essere scatenato da un rimprovero o presentarsi in un momento di collera. L’apnea è tale da indurre cianosi (colorito bluastro di cute e mucose da privazione di ossigeno). Esiste, più rara, una forma pallida, non cianotica, in cui si ha transitoria riduzione della frequenza dei battiti del cuore. Gli spasmi sono di insorgenza precoce, scompaiono entro i 4-8 anni di età. In alcuni, tuttavia, persistono in età adulta. In caso di spasmi frequenti nella forma pallida è opportuno un approfondimento diagnostico.

Problemi di alimentazione
È di frequente riscontro che i genitori si preoccupino perché il bambino mangia poco o molto, predilige cibi sbagliati, rifiuta di mangiare alcuni cibi o ha comportamenti inadeguati a tavola.
Tendenzialmente i genitori si preoccupano troppo, nella maggioranza dei casi la preoccupazione è immotivata. Vanno considerati peso e altezza, curve di crescita, reale entità del problema. Sono segnali che richiedono approfondimenti la diminuzione del peso o un suo eccessivo e rapido aumento o il fatto che il bambino manifesti frequenti preoccupazioni che riguardano il suo aspetto e il suo peso.
Anche se i ritmi della vita di oggi lo consentono di meno, i pasti vanno consumati seduti ad un tavolo con il resto della famiglia senza distrazioni (televisione accesa) e senza commenti a quanto viene mangiato o non mangiato. È importante che i genitori o chi ha cura del bambino sappiano che spesso all’origine dei disturbi del comportamento alimentare vi è una eccessiva e continua preoccupazione che riguarda proprio l’alimentazione del bambino.

Rifiuto della scuola
La paura della scuola contrariamente a quello che può sembrare è piuttosto rara. Probabilmente la maggior parte dei bambini che rifiuta la scuola ha un’ansia di separazione (mancanza del genitore) o sociale (temere che gli altri bambini possano non accettarli o ridere di loro). Interessa in egual misura maschi e femmine, tende ad esaurirsi spontaneamente con il trascorrere del tempo.
I bambini più piccoli somatizzano (mal di pancia, mal di testa) o inventano scuse per non andare a scuola, in alternativa possono avere comportamenti strani come chiedere frequentemente di andare in bagno o accusare sintomi che costringono l’insegnante a contrattare il genitore.
Quando il rifiuto si manifesta come grave disagio o ha caratteristiche che inducono il sospetto di alterazioni mentali (disturbo della condotta, disturbo depressivo, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo oppositivo provocatorio) sono indispensabili approfondimenti medici specialistici.

Problemi del sonno
I bambini possono non volere andare a letto per l’esistenza di un’ansia di separazione o perché gli si permette spesso di andare a letto più tardi del solito o perché hanno l’inconsapevole necessità di sorvegliare il contesto domestico. Non è raro che i bambini si sveglino di notte, può succedere per esempio dopo un evento stressante.
Se il bambino è abituato per dormire ad un contatto fisico con i genitori è indispensabile smettere, ma con attenta, rassicurante gradualità.
Non è consigliabile che i genitori rimangano troppo a lungo con il bambino per facilitare il sonno. Può essere utile un oggetto transizionale come un orsacchiotto o una luce notturna. Può giovare un rituale dell’addormentamento come la lettura di una breve storia. Per quanto possibile il contesto in cui il bambino si sveglia o si risveglia nella notte non deve mutare.
Gli incubi (sogni terrificanti) non sono di regola motivo di preoccupazione. Possono aversi in un momento di stress o seguire la visione di uno spettacolo dai contenuti spaventosi. Solo se molto frequenti richiedono una valutazione, bisogna cioè identificarne la causa e adottare provvedimenti. Solitamente i bambini ricordano il contenuto degli incubi e questo può aiutare.
Più frequente tra i 3 e gli 8 anni il Pavor nocturnus (terrore notturno) è una condizione di semi-veglia caratterizzata da ansia intensa (grida, respiro e frequenza cardiaca rapida, agitazione motoria). Generalmente il bambino superata la crisi (minuti) torna a dormire e non ricorda l’accaduto.
Intorno al 15% dei bambini tra 5 e 12 anni ha uno o più episodi di sonnambulismo. Chi soffre di Pavor nocturnus può avere sonnambulismo. In genere il terrore notturno e il sonnambulismo si risolvono spontaneamente, anche se possono perdurare per alcuni anni. Il trattamento può essere necessario se ancora presenti nell’adolescenza e nell’età adulta per il disagio personale e relazionale che causano.
Infine il bambino che russa non deve mai essere sottovalutato. La possibilità di apnee ostruttive del sonno non è rara.

Accessi di rabbia
Le crisi hanno un picco tra 2 e 4 anni (i terribili 2!), sono rare dopo i 5 anni. Solitamente le cause sono frustrazione, stanchezza, desiderio di attirare l’attenzione, ottenere o evitare qualcosa, fame.
In forma meno violenta ed esasperata sono comportamenti comuni nei bambini. Altri modi di esprimere una condizione di frustrazione, più comuni nelle bambine, sono l’enuresi episodica non altrimenti giustificabile, gesti di aggressività verso i coetanei come tirare i capelli, l’isolamento, la dipendenza, l’ipersensibilità. Probabilmente personalità del bambino, contesto familiare e sociale sono importanti nel condizionare il tipo di reattività che si manifesta.
Durante l’accesso di rabbia il bambino piange, grida, colpisce qua e là, si rotola a terra, lancia oggetti, batte i piedi. Può essere rosso in viso, tirare pugni e calci, trattenere il respiro. Nella maggioranza dei casi discutere o contrastare non risolve. È meglio distrarre il bambino, coinvolgendolo in attività che lo interessano o favorendo maggiori occasioni di socializzazioni.
Se le crisi sono frequenti e durano oltre i 15 minuti è opportuno un approfondimento medico.

Conclusioni
Oggi la famiglia è diversa, non sempre, da quella di un ancora recente passato. È comune, per esempio, che i genitori convivano o si separino. Alcuni vedono nella separazione dei genitori un danno per i figli, non lo è. Non vi è danno neanche nei figli di coppie omosessuali. Così ci dicono indagini e studi in merito.
Evidentemente essere genitori è altro che seguire con a volte ostinata, quanto inutile costanza, principi di cui non si vuole neanche solo dubitare.
In occidente, di più in Italia, sta più nelle parole che nei comportamenti rispettare l’indipendenza dei figli, considerandoli “individui” fin da bambini.
Si può esercitare un controllo oltre misura, indicando al figlio cosa dire, pensare, persino come sentirsi o attuando ricatti, per esempio dicendogli “se ti comporti così la mamma non ti vorrà più bene”. Il bambino di solito si adegua. La sua capacità di analizzare, ragionare, risolvere è in fase embrionale e, per quanto possa sembrare curioso, giunge a maturazione solo tra 18 e 21 anni.
Il figlio non è una espansione del genitore. Da parte del genitore è sbagliato negare al figlio quello che a lui è stato negato nel proposito apparente di prepararlo alla vita (devi essere forte, lo faccio per te!).
È sbagliato affidare al figlio la soddisfazione di quelle attenzioni e di quell’amore che il genitore non ha avuto (quando sarai un po’ più grande baderai alla mamma!).
Il contatto fisico è positivo, ma non deve assumere connotazioni di carattere sessuale. La “doccia insieme” è un momento di divertimento delimitato nel tempo. Il bambino crescendo, già a 4 anni, vuole lavarsi da solo e andrà incoraggiato in tal senso.
Molto altro si potrebbe dire. La realtà è che essere genitori non è facile e non è neanche facile essere figli.
È giusto che il genitore sia attento, realizzando equilibri ed armonia e dia regole (spiegandole!).
È altrettanto giusto che, per quanto possibile, rispetti le istanze di autonomia del figlio, anche piccolo.

17 ottobre 2021