“Da vicino nessuno è normale”
Franco Basaglia
Franco Basaglia
ORIGINI
La nascita della psicoterapia, medicazione psicologica come la definì P. Janet, è relativamente recente.
Ipnosi e psicanalisi costituiscono le prime psicoterapie strutturate. L’ipnosi attiva quello che possiamo definire stato intermedio della coscienza, condizione che non è del tutto sonno e non è ancora veglia, come nel giorno l’alba e il crepuscolo.
Dai nostri antenati più antichi l’autoipnosi (ipnotizzare sé stessi) era probabilmente impiegata per migliorare la resistenza alle intemperie, alla malattia, al dolore, alla fatica o per indurre una condizione di riposo vigile. L’ipnosi non è riuscita ad affermarsi molto in occidente, nonostante l’indubbia efficacia, anche come supporto ad altre metodiche terapeutiche. Questo, però, favorisce un suo uso sconsiderato, sbagliato o pericoloso. Sigmund Freud (1856-1939), padre della psicanalisi, forse ha avuto un ruolo nello sminuire l’ipnosi che definì “aiuto fantasioso e per così dire mistico”. Egli più banalmente cercava di razionalizzare la sua irritazione per una tecnica che non era mai stato in grado di padroneggiare.
La psicanalisi non procede secondo un programma definito, in questo sta la sua originalità, ma lascia molto che sia il paziente a muoversi nel suo mondo. Lo si esorta affinché esprima tutto ciò che pensa, che prova, in altre parole a verbalizzare ogni impressione, pensiero, sensazione man mano che si presentano nello spazio della coscienza. L’analista è discreto e pronto ad intendere il significato di quello che il paziente comunica: contenuti manifesti e velati (esitazioni, sogni, silenzi, lapsus), quando giunge all’interpretazione che giustifica i disturbi ne parla, al momento opportuno, con il paziente.
L’efficacia della psicanalisi sta nell’effetto positivo che può derivarne. L’assunto su cui poggia la psicanalisi è quello dell’esistenza nel paziente di un blocco emotivo-esistenziale da rimuovere, blocco che si è instaurato nell’infanzia, generato dalla relazione con le figure parentali (genitori di solito), di cui i sintomi, per lo più fobie, ossessioni, compulsioni, sono l’espressione attuale. Poiché sono molti e importanti i cambiamenti socio-culturali avvenuti dai tempi di Freud è coerente e ragionevole ampliare ad altri soggetti (diversi dalle figure famigliari) e ad accadimenti della vita la possibilità di blocchi. Per questo motivo questi possono aversi oltre l’infanzia, in un passato recente o nel presente.
Lo svolgimento della psicanalisi ha il suo fulcro inevitabilmente nella relazione analista-analizzato (transfert), perfino l’analista più abile può compromettere il procedimento se sue reazioni improvvide si intromettono (controtransfert).
La gran parte delle altre psicoterapie devono non poco alla psicanalisi e in certa misura all’ipnosi, il transfert è l’aspetto comune più significativo. Nel 2019 l’American Psychological Association (APA) tra i fattori di un buon transfert indicava grado di collaborazione, consenso su obiettivi e metodi, empatia reciproca. Negli USA simpaticamente chiamano “super-shrink” (super-strizzacervelli) gli psicoterapeuti che facilmente attivano un positivo rapporto con il paziente, sono quelli che anche realizzano i migliori risultati terapeutici nel breve e nel lungo termine.
PSICOTERAPIA
Con la parola psicoterapia indichiamo tutti quei metodi, diversi da quelli farmacologici, utili a realizzare nuovi e corretti equilibri nella psiche e nel corpo.
Quasi tutti i disagi psichici possono trarre benefico dalla psicoterapia, i più frequentemente trattati sono ansia nelle sue diverse accezioni, dipendenza, depressione.
Parola e ascolto reciproco (terapeuta-paziente) caratterizzano la gran parte delle tecniche psicoterapeutiche. La neuroscienza ci dice che la psicoterapia “funziona”, induce, infatti, cambiamenti nell’attività neuronale in specifiche aree cerebrali, come l’amigdala.
La domanda di psicoterapia è in aumento, questo è anche dovuto all’incremento del 25% dei problemi d’ansia e dei turbamenti dell’umore verificatosi dopo l’ultima pandemia.
Difficile per motivi di metodo e pratici misurare i risultati dei trattamenti psicoterapeutici. Con discreta aderenza si stima essere positivi nel 45-50% dei casi, nei rimanenti vi è un qualche beneficio o nessuno, in una percentuale compresa tra il 3-10% vi è un peggioramento. Sono le donne a prevalere nella richiesta di psicoterapia, vi accedono più spesso tra i 20-30 anni e tra i 40-50. Gli uomini vi giungono solitamente intorno ai 50 anni di età, diversi chiedono aiuto soltanto quando il disagio è importante. Si nota, tuttavia, un incremento di domanda da parte loro e un accesso in età più bassa, è forse una visione del sé maschile oggi meno delineata e coerente a indurre questo. Non aiuta pubblicizzare, come abitualmente e spettacolarmente fanno i media, un’immagine dell’uomo predatore e uccisore di donne.
Adolescenza e giovane età sono altri momenti di usuale richiesta di supporto terapeutico in entrambi i sessi.
L’accesso alla psicoterapia è più facile alle persone agiate per maggiori risorse economiche e attenzione al benessere psicofisico. I meno abbienti hanno meno disponibilità economiche e altre priorità, in questi più radicato è l’imperativo “risolvere da soli” che si traduce in una maggiore resilienza. Tuttavia la resilienza non sempre è in grado di “reggere”, per cui queste persone sono più soggette a “crolli” psicofisici severi.
Di seguito alcune attività psicoterapeutiche:
DEPRESSIONE E PSICOTERAPIA
Per il depresso tutto è difficile o impossibile, anche i gesti abituali e domestici lo sono. Nella maggioranza dei casi la psicoterapia è un trattamento che permette di meglio gestire la malattia. L’assunzione di antidepressivi SSRI-SNRI, nel rendere la persona più “recettiva”, aiutano il trattamento.
Gli approcci psicoterapeutici che hanno dato i migliori risultati sono la terapia cognitivo-comportamentale, la psicoterapia analitica, la psicoterapia del profondo, la terapia sistemica.
Non vi è un procedimento migliore dell’altro, bisogna valutare caso per caso quale il più idoneo, poiché a ben vedere non esiste la depressione, ma le depressioni, ognuna diversa da persona a persona e secondo lo stadio della malattia. Nella pratica, comunque, non è sempre possibile definire un confine netto tra un metodo terapeutico e l’altro. Nella forma cronica, per esempio, la combinazione della terapia cognitivo-comportamentale e di quella del profondo si è rivelata molto utile.
Con le prime sedute (sedute di conoscenza) paziente e terapeuta comprendono quale sia il miglior percorso psicoterapeutico da seguire.
CONCLUSIONI
Riprendendo quanto detto all’inizio, una buona psicoterapia si basa in particolare su collaborazione, consenso, empatia, improbabile che questo si abbia relazionandosi con un Chatbot o impiegando esclusivamente la psicoterapia on line.
Perseverare in vario modo o forma nella “solitudine” e nel “distanziamento” che la pandemia da Covid-19 ha accentuato o determinato, è sbagliato.
Altra riflessione merita il peggioramento del 3-10% che si ha dopo la psicoterapia e il fatto che, come la cronaca ci informa, alcuni di coloro che si uccidono e/o uccidono sono o sono stati in psicoterapia.
La psicoterapia è disciplina delicata, quasi arte, basta una pennellata sbagliata o una nota stonata per rendere l’insieme non più armonico e coerente, non avendosi così il risultato desiderato.
Sull’impiego della psicoterapia vedi: